Il falso tetto
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Erika Martínez rappresenta senza dubbio una delle voci più solide e interessanti dell’ultima poesia spagnola, quella fiorita con il nuovo secolo, tra sfide, referenti e territori inediti, procedendo in modo non sempre parallelo alle direttrici seguite dalle “generazioni” consolidate e dagli autori che tra teoria e prassi letteraria hanno attraversato il Novecento, i suoi idoli e i suoi traumi. Nel solco di un’emergenza durevole che ha conosciuto stagioni fertili e feroci, dittatura e democrazia, avanguardia e riflusso, radicamento e desarraigo; il che, sul fronte della lirica, ha prodotto culto della parola e concretezza, poesia politica e “celestiale”, sogno ed esperienza, suggestioni “novissime” e melodie tradizionali. Ed è un’emergenza, un’inquietudine strutturale che oltre i decenni cruciali del secolo “breve” si ripropone sotto una luce nuova anche negli anni Duemila, tra le diverse crisi del nostro tempo che investono il più ampio contesto internazionale, oggi “divulgato” e avvicinato dalla tecnologia e dai media, partecipato e discusso su scala globale: parliamo della crisi delle ideologie e di quella finanziaria, del terrorismo e dei rigurgiti populisti che affiorano tra vecchi e nuovi continenti, delle nuove ondate migratorie e dei sussulti imprevisti degli stati liberali, giusto per limitarci alla superficie. È da questo universo denso e multiforme che hanno origine la personalità e la poesia di Erika Martínez.
Traduzione di Matteo Lefèvre
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