La voce di Incerti abbrivi non esita a levarsi inconfondibile sin dai primi versi. È voce che esprime tensione, è silenzio d’attesa, implicito leitmotiv dell’intero canto che diviene di verso in verso il viaggio intuitivo-conoscitivo attraverso cui l’autore approda a una più alta forma di coscienza e conoscenza. Il titolo della silloge ha in sé una forte carica connotativa che rinvia a sfumature di ordine soggettivo e nello stesso tempo evoca l’immagine del mare agitato da lievi increspature e trasfigurato da fibrillanti policromie di cielo. Il mare, presente non a caso in tutte le liriche di Incerti abbrivi, è per certi versi l’interlocutore privilegiato e il primo depositario di ogni componimento, “quel mare” che con i suoi flutti e i suoi orizzonti sempre diversi fa da controcanto ai flutti dell’anima di chi, dal mare separato, al mare si è continuamente proteso per perdersi in «acque di memoria». Percorrendo gli abissi dell’animo, la parola poetica di Incerti abbrivi attraverso la sua ansia esploratrice (cfr. tempo distanza; libera dall’essere; le onde amano schiantarsi), sconfina in un altrove che certamente rappresenta per l’autore lo spazio dello spirito, divenendo in tal modo la trasposizione oggettiva di un intenso lavoro di scandaglio che mira al raggiungimento di una più profonda realizzazione in termini esistenziali ed artistici.
Valutato 5 su 5
Giovanna Langiu –
La voce di Incerti abbrivi non esita a levarsi inconfondibile sin dai primi versi. È voce che esprime tensione, è silenzio d’attesa, implicito leitmotiv dell’intero canto che diviene di verso in verso il viaggio intuitivo-conoscitivo attraverso cui l’autore approda a una più alta forma di coscienza e conoscenza. Il titolo della silloge ha in sé una forte carica connotativa che rinvia a sfumature di ordine soggettivo e nello stesso tempo evoca l’immagine del mare agitato da lievi increspature e trasfigurato da fibrillanti policromie di cielo. Il mare, presente non a caso in tutte le liriche di Incerti abbrivi, è per certi versi l’interlocutore privilegiato e il primo depositario di ogni componimento, “quel mare” che con i suoi flutti e i suoi orizzonti sempre diversi fa da controcanto ai flutti dell’anima di chi, dal mare separato, al mare si è continuamente proteso per perdersi in «acque di memoria»1. Percorrendo gli abissi dell’animo, la parola poetica di Incerti abbrivi attraverso la sua ansia esploratrice (cfr. tempo distanza; libera dall’essere; le onde amano schiantarsi), sconfina in un altrove che certamente rappresenta per l’autore lo spazio dello spirito, divenendo in tal modo la trasposizione oggettiva di un intenso lavoro di scandaglio che mira al raggiungimento di una più profonda realizzazione in termini esistenziali ed artistici.
Giovanna Langiu –
La voce di Incerti abbrivi non esita a levarsi inconfondibile sin dai primi versi. È voce che esprime tensione, è silenzio d’attesa, implicito leitmotiv dell’intero canto che diviene di verso in verso il viaggio intuitivo-conoscitivo attraverso cui l’autore approda a una più alta forma di coscienza e conoscenza. Il titolo della silloge ha in sé una forte carica connotativa che rinvia a sfumature di ordine soggettivo e nello stesso tempo evoca l’immagine del mare agitato da lievi increspature e trasfigurato da fibrillanti policromie di cielo. Il mare, presente non a caso in tutte le liriche di Incerti abbrivi, è per certi versi l’interlocutore privilegiato e il primo depositario di ogni componimento, “quel mare” che con i suoi flutti e i suoi orizzonti sempre diversi fa da controcanto ai flutti dell’anima di chi, dal mare separato, al mare si è continuamente proteso per perdersi in «acque di memoria». Percorrendo gli abissi dell’animo, la parola poetica di Incerti abbrivi attraverso la sua ansia esploratrice (cfr. tempo distanza; libera dall’essere; le onde amano schiantarsi), sconfina in un altrove che certamente rappresenta per l’autore lo spazio dello spirito, divenendo in tal modo la trasposizione oggettiva di un intenso lavoro di scandaglio che mira al raggiungimento di una più profonda realizzazione in termini esistenziali ed artistici.
Giovanna Langiu –
La voce di Incerti abbrivi non esita a levarsi inconfondibile sin dai primi versi. È voce che esprime tensione, è silenzio d’attesa, implicito leitmotiv dell’intero canto che diviene di verso in verso il viaggio intuitivo-conoscitivo attraverso cui l’autore approda a una più alta forma di coscienza e conoscenza. Il titolo della silloge ha in sé una forte carica connotativa che rinvia a sfumature di ordine soggettivo e nello stesso tempo evoca l’immagine del mare agitato da lievi increspature e trasfigurato da fibrillanti policromie di cielo. Il mare, presente non a caso in tutte le liriche di Incerti abbrivi, è per certi versi l’interlocutore privilegiato e il primo depositario di ogni componimento, “quel mare” che con i suoi flutti e i suoi orizzonti sempre diversi fa da controcanto ai flutti dell’anima di chi, dal mare separato, al mare si è continuamente proteso per perdersi in «acque di memoria»1. Percorrendo gli abissi dell’animo, la parola poetica di Incerti abbrivi attraverso la sua ansia esploratrice (cfr. tempo distanza; libera dall’essere; le onde amano schiantarsi), sconfina in un altrove che certamente rappresenta per l’autore lo spazio dello spirito, divenendo in tal modo la trasposizione oggettiva di un intenso lavoro di scandaglio che mira al raggiungimento di una più profonda realizzazione in termini esistenziali ed artistici.