Bye Bye Monkey
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Il nuovo intenso lavoro di Francesco Di Benedetto.
Francesco Di Benedetto (Roma, 1982) si laurea al DAMS con una tesi sul cinema di Matteo Garrone con cui ha vinto, nel 2016, il Premio Filippo Sacchi. Ha pubblicato sette raccolte poetiche: Per non dimenticarmi (Manni, 2018), Lettera a mia madre (Ensemble, 2018), Antonio e Maria Renata (Zona, 2018), Il posto (Ensemble, 2021), Irma 6
maggio 2022 (Ensemble, 2022), All my loving (Ensemble, 2022) e Ho paura del futuro (Ensemble, 2024).
Francesco Di Benedetto (proprietario verificato) –
Credo di averlo finalmente capito.
Penso veramente sia il mio libro terminale.
Si deve capire guardandolo.
È una forma e una pelle che danno vita al senso.
È l’acqua che scorre a cascata come le parole che si ripetono nell’anafora e che bagnano, nella figura della ripetizione, anche le quattro prose più asciutte.
E il suicidio come l’altro polo della sessualità, considerato che il film intitolato Bye bye monkey (Ciao maschio di Marco Ferreri) metteva in scena proprio il suicidio del maschio.
Il titolo da una parte, che evoca profondamente il mio passato, le mie raccolte e il mio futuro, la mia mascolinità.
L’acqua delle parole che è il principio femminile della poesia.
Il mio ultimo libro è un gesto inconsapevole che si deve pensare a partite dall’epidermide della forma riferendolo alla mia opera e ai suoi segni vistosi di vita e di morte.
La presentazione sarà a fine marzo.
1° febbraio 2025
Francesco
Francesco Di Benedetto (proprietario verificato) –
Caro Luigi,
mi è capitato di rivedere Mulholland drive, che mi ricordavo ma che avevo cercato di dimenticare, e ho pensato che fosse il film sotterraneo delle mie raccolte poetiche.
È un film horror su un topos e un fulcro della cultura statunitense che è Hollywood, scopre il verme e il trauma della percezione sotto i luccichii del tappeto del cinema.
Inoltre assomiglia a una serie come Twin Peaks perché i mondi e le piste narrative esplodono senza apparente contenimento che invece, alla fine, è dato dalla sensibilità di una vita intera che si avvicina traumaticamente alla morte, e da più punti di vista.
Penso che questi elementi, coniugati insieme, richiamassero la mia opera che si fondava sul cinema come simbolo della continuità oltre il baratro e su una tensione affettiva costante ma che scopriva il delirio come trauma della percezione e di una vita, e che si comportava come una serie “esplosa” con mondi, pagine e libri diversi ed enigmatici.
La mia serie rimaneva sostanzialmente unica raccontando la sensibilità della vita a contatto con i temi del suicidio e della morte.
Naomi Waats è fantastica, penso che la sua performance e il suo personaggio incarnino il film, e volendo anche i miei libri, perché passa fra stadi opposti e alterati della percezione e dell’esperienza di vita.
Dall’innocenza all’inferno dell’esperienza.
Anch’essa contiene tutta una vita dentro di sé.
24 gennaio 2025
Francesco Di Benedetto
Francesco Di Benedetto (proprietario verificato) –
Ma lo sai che sono stanco?
Non riesco più a reggere il ritmo e l’impegno dell’artista, perché artista lo sono stato contrariamente a quelli che mi hanno sempre dato per spacciato.
Capita che non mi riconosco più nei miei OK alla stampa. Se il bene più prezioso è fare una cosa propria io lo perdo oramai fra mille dubbi e travagli estetici.
L’arte è un peso e molto probabilmente non esiste più da un punto di vista obiettivo ma sono calamitato a scrivere, comporre e pubblicare ancora perché il mio ciclo è biografico e non si può fermare.
Ieri ho pensato una cosa importante.
Cioè che anche se il mio libro è brutto esteticamente come sono brutto io allo specchio, nudo, obeso, io mi devo e mi posso amare perché in qualche modo stravagante appartengo a me e alla mia storia.
La tensione dello sforzo e del cervello creativi forse non troverà mai più la sua composizione ma rimangono i gesti di un’esperienza che sono i miei gesti della vecchiaia.
Il mio ultimo libro credo che verrà pubblicato a febbraio e credo che mi abbia messo in crisi in maniera eclatante.
Le crisi sono importanti perché in qualche modo ne esci ma più debole.
Il libro precedente pure mi aveva messo in crisi ma sono arrivato ad apprezzarlo tanto dopo.
Per apprezzare il mio ultimo libro che si intitola Bye bye monkey credo che dovrò fare un altro passo e pensare che la bruttezza estetica mi appartenga e che sia un passo importante per amare noi stessi, così come siamo senza finzioni.
A Matteo, a Luciana.
7 gennaio 2025
Francesco Di Benedetto (proprietario verificato) –
Caro Matteo,
ti prometto che è questa è l’ultima lettera.
Ti voglio ringraziare perché hai creduto in me e nella mia opera e perché l’hai pubblicata.
Penso che io non la capisca benissimo ma penso anche che questo sia un portato inesorabile dell’opera stessa che riflette intensivamente la mia vita da un certo punto in poi.
Può sembrare che la mia opera sia amputata perché da un certo punto in poi non continua più, ma non è vero e tu lo sai.
Ho scritto stretto fra due poli.
La prima dedica “A Rachele” e l’ultimo titolo “Bye bye monkey”.
Bye bye monkey è un film sul suicidio del maschio mentre Rachele è l’elemento affettivo della mia vita.
Fra questi due poli c’è e c’è stato tutto.
Fra questi due poli c’è la mia vita più intensa e il mio futuro, considerato che io penso sinceramente che finirò suicida se Rachele non dovesse sopravvivermi.
Il titolo finale è un abbaglio, è un film che però dice tante cose sulla mia mascolinità.
Fra i due poli si è dipanato tutto un percorso che non è solo il momento in cui è accaduto nel gesto.
Continuare a scrivere sarebbe deturpare un’opera dove si sono attraversati gli oceani…
Continuare a scrivere sarebbe soprattutto un atto di distruzione immeritata nei confronti di me stesso che ho i deliri e nei confronti di mia moglie che subisce i miei deliri.
I deliri per la scrittura non possono occupare la nostra scena quotidiana.
Abbiamo, come tutti, altri problemi molto gravosi da affrontare.
I deliri sono arrivati come dei messaggeri per chiedere di staccare la spina.
Fra questi poli c’è tutto e non deve esserci altro.
Francesco
3 febbraio 2025
Francesco Di Benedetto (proprietario verificato) –
Cara Luciana,
ti ho detto che secondo me Bye bye monkey si dipana fra due archetipi: l’acqua a cascata delle anafore e delle ripetizioni, che è un elemento e una forma femminile, e la distruzione e il suicidio del film citato nel titolo, che sono elementi maschili.
Ma le parole delle prose della composizione dove si mettono?
Secondo me si mettono all’interno di questi poli opposti, tendendo un po’ da una parte e un po’ dall’altra ed elaborando gradualmente, in maniera più o meno sottile, un senso di colpa.
Questo senso di colpa più o meno sottile è il risultato attuale, istantaneo, dell’incontro nel testo fra maschile e femminile.
Questo libro mi piace sempre di più, e nonostante sia criptico e ognuno possa dargli il significato che vuole, a me sembra che il significato si coaguli sempre di più in questo senso e che soprattutto in un modo tutto suo, anche criptico e oscuro ai più, sia un testo coerente.
Un testo che tocca nel profondo la tematica del maschilismo.
Francesco Di Benedetto (proprietario verificato) –
Cara Luciana,
oggi ho capito la struttura della mia opera.
Si divide in tre parti.
Quella rivolta al passato e insieme ad esso all’appercezione di tutta la mia vita, ed è la parte più sintomatica perché riflette nel profondo il disegno della mia opera che è un’autobiografia intensiva e totale.
Questa prima parte riguarda i miei primi quattro libri, ed è la più criptica.
Tutta la vita nel ristretto spazio di un volume.
Questa parte si conclude con Il posto che è un libro che nel trauma del lutto sgretola la mia vita a metà: ciò che c’era prima e ciò che c’è stato dopo.
Dopo Il posto irrompe la scrittura del tempo presente: Irma, All my loving, e parte di Ho paura del futuro.
È il delirio che punge come una ferita il tempo dell’attimo presente e in modi diversi.
Il rapporto con il “tu” di Irma.
Il rapporto con il pubblico del “voi” di All my loving.
Le lettere aperte di Ho paura del futuro.
In questi contesti la scrittura è un delirio che buca e fa sentire il dolore.
Gli ultimi due libri accompagnano verso il futuro.
Ho paura del futuro trasformando l’instant poetry del delirio in forme e contenuti differenti, che si aprono all’altro, alla vita nella casa, al non estetico.
Bye bye monkey rarefacendo ogni tensione e ogni conflitto nell’abbraccio al mondo degli adulti, ma con un però.
Il però è dato dal titolo che come sai rimanda come un’eco al film di Marco Ferreri Ciao maschio che è il suicidio del maschio.
Ovverosia il mio suicidio che non ho commesso ma che mi continuerà a parlare come un’eco.
Gli ultimi libri sono i libri del futuro dove si sciolgono i legami ma non del tutto.
I due libri precedenti sono i libri dell’impatto del presente.
I quattro libri precedenti sono i libri di tutta una vita, che partono dal passato.
Tutti i miei libri sono dunque i libri di tutta la mia vita.
Che partendo dal ricordo, in un momento molto intenso perché psicotico, raccontano e testimoniano.
Ciao bella.
Francesco